Il vostro bambino dice parolacce e siete certi che non abbia potuto impararle da voi, in casa? Oppure ha iniziato a ripeterle da quando il parente dal turpiloquio facile si concede imponenti invettive in sua presenza? Vediamo come correggere questo comportamento che può rivelarsi imbarazzante e difficile da debellare.
Cosa accade nella psiche del bambino che dice parolacce
Dire brutte parole è un comportamento comune e diffuso intorno ai tre anni, quando il bambino ha raggiunto una certa “indipendenza” comunicativa. Riesce ad esprimersi e a farsi capire dagli adulti e di questo ne è molto felice oltre che curioso. Il comportamento del bambino, in questa età in particolare, proviene quasi integralmente dall’imitazione degli adulti. Solitamente il bambino imita per verificare l’effetto che il comportamento suscita in mamma e papà. Se il bambino dice parolacce, molto sicuramente ha avuto modo di ascoltarle e di notare una certa reazione di enfasi, stupore, rabbia o meraviglia.
L’effetto “circolo vizioso”
Nelle famiglie più rigide quando il piccolo dice parolacce la tendenza è quella di censurare immediatamente il fatto con reazioni forti e appariscenti. Più il bambino noterà reazioni forti più sarà appagato nel pronunciarle. Questo accade perché non ne conosce il significato ma trae appagamento dal gusto proibito del comportamento e dalla reazione di mamma e papà. Tutto quello che fa a partire dai tre anni è imitazione e verifica della reazione. Il bambino sta sperimentando i meccanismi di comunicazione. In questa fase della sua vita è importante capire come si relaziona e correggerlo dove sbaglia per una crescita sociale sana.
Cosa dire quando il bambino dice parolacce?
Da diversi studi è emerso come le famiglie in cui le brutte parole siano più tollerate sono quelle i cui bambini non nutrono particolare interesse per il turpiloquio. Se reagiamo male ma siamo soliti utilizzarle, il bambino si troverà davanti ad un’incoerenza fortemente diseducativa. Al tempo stesso non bisogna ignorarlo e far finta di non sentire perché il piccolo alzerà il tono di voce e farà di tutto per attirare l’attenzione. Sarebbe più indicato prenderlo con calma e spiegare che certe parole possono ferire le persone care e far restare male chi le ascolta. Gli si potrebbe spiegare anche che queste possono scappare, per sbaglio, in un particolare momento di rabbia o dolore ma che non servono a stare meglio e che possono solo peggiorare la situazione. Non bisogna però eccedere con lunghi predicozzi severi perché avranno l’effetto contrario.
In conclusione qual è la migliore reazione da avere davanti alle parolacce?
Sicuramente per i bambini è sufficiente una spiegazione semplice ma efficace. Ecco perché non bisogna mortificarli troppo o reagire con rabbia amplificandone la curiosità. Sarà utile quindi essere coerenti e calmi anche laddove amici e parenti dovessero spanciarsi in fragorose risate. Dopotutto, può capitare. Se il bambino è influenzato dall’ambiente scolastico non è necessario richiedere un intervento isterico dell’insegnante ma cercare di capire da chi parte il “contagio” e come eventualmente parlarne con altri genitori qualora il fatto diventasse più grave.